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Punti cardine dello scheletro per il movimento nella danza

Punti cardine dello scheletro per il movimento nella danza

Osservando durante la danza il movimento naturale del corpo di un ballerino, possiamo capire dopo un’attenta analisi che egli, non si districa nello spazio esclusivamente col movimento, ma interagisce nello spazio che lo circonda tramite controllo di leggi propriamente dettate dalla fisica.

In particolar modo i danzatori interagiscono con la forza di gravità; ogni tipologia di movimento, dal più piccolo al più accentuato o prolungato nel tempo, deriva da una successione di cambi repentini della stabilità e del peso del corpo, soprattutto per quanto ne riguarda l’orientamento all’interno della sua totalità o dei vari segmenti dei quali è composto.

Questi ultimi, i segmenti corporei, sono chiaramente individuabili negli arti inferiori e in quelli superiori, nel bacino, nel busto, nelle spalle e nel capo, essi si spostano in maniera libera nello spazio, riuscendo infine a direzionarsi per mezzo di alcuni punti di riferimento (sempre collocati su altrettante piccole zone del corpo umano).

Andrea Vesalio disegnò nel 1542 una rappresentazione dello scheletro umano avente elencati graficamente tutti questi punti, dei quali il corpo umano è poi composto, come punti cardine, anche a livello di danza. 

Secondo questa tavola disegnata, il corpo è suddiviso in sezioni e sottosezioni per ogni parte dalla quale viene visivamente costituito, abbiamo così i vari punti di ancoraggio dei movimenti:

  • per la sezione della testa: mento, nuca, naso e orecchie
  • per la sezione del tronco: coccige, pube, vita, ombelico e sterno
  • per la sezione delle braccia: spalla, gomito, centro della mano
  • per la sezione delle gambe: anca, rotula, malleoli, alluce e secondo dito del piede.

Conoscere bene questi punti aiuta il danzatore a potersi muovere liberamente scorrendo sulle differenti parti del corpo per mezzo dello scheletro.

Inoltre questa conoscenza possiede un ambivalente scopo di poter fare riuscire a controllare lo sforzo spostandolo ad un livello di muscolatura più profonda, il che serve ad eliminare irrigidimenti muscolare, riuscendo infine a porre così la maggior mole di lavoro su un risparmio energetico.

Questa condizione favorisce un nuovo sistema di studio interiore condotto dal danzatore su sé stesso, dall’interno dei suoi muscoli e della propria fisicità, facendo in modo che l’esecutore dei movimenti si appropri completamente di questi e che gli stessi diventino molto più profondi ed articolati, uno stile di movimento quindi estremamente interiore, consapevole ed alquanto espressivo, che aiuta il danzatore a muoversi all’interno del sopracitato spazio circostante o area di azione.