Mistificazioni della donna nella danza del ventre
Appare anche nei testi più sacri, come quelli del Corano o della Bibbia stessa, una delle più grandi mistificazioni della storia, basata sul capovolgimento del ruolo della donna nella collettività sociale e del relativo significato che essa ottenne in campo artistico, come in una delle danze più antiche da essa praticata: la danza del ventre.
Nei testi della creazione divina, sia del Corano che della Bibbia, possiamo essere presenti ad un sottile, misterioso ed alquanto inaspettato rovesciamento dei ruoli tra maschile e femminile, quando lo straordinario potere del germoglio della vita da sempre appartenuto alla donna, viene espropriato e, come un semplice testimone, passato alla sponda maschile dell’uomo padrone e vero donatore di nuova vita.
La capacità naturale di creazione avvenuto per millenni esclusivamente nel grembo femminile, viene espropriata e passata al maschile.
Da allora la concezione stessa della vita cambia, poiché orbene non fu più la figura religiosa della Dea femminile a donare la vita all’uomo, ma un Dio tramite il suo verbo, ed avviene in ogni testo sacro.
Dio chiede a gran voce luce e la luce sopraggiunge, così come Allah chiede nell’islamismo ogni volta che decreta una cosa, essa avviene nell’immediato; nel nostro immaginario collettivo, Dio è proiettato ad immagine di uomo e non di donna.
Il tutto inoltre ancor più evidenziato nei racconti, come ad esempio in quelli presenti nella Genesi, nei quali la donna viene in un primo momento vista nascere al contempo con l’uomo, mentre in un’altra interpretazione, essa nasce dalla costola di Adamo, ma mai prima dell’uomo.
Quest’ultimo racconto del paradiso terrestre e di Adamo ed Eva, potrebbe essere la mistificazione più sconcertante della realtà di tutti i tempi, nella quale è una donna (madre) a nascere dal corpo di un uomo (figlio).
L’uomo assume dunque sotto l’aspetto mistico/religioso un significato di rilievo assai marcato rispetto alla donna, che non è più generatrice di vita, ma generata dall’uomo stesso (da un piccolo pezzo del suo corpo).
Da qui il concetto che il Ventre femminile (quello di Eva come prima madre) verrà poi maledetto e condannato al dolore per il parto.
Il ruolo femminile viene quindi sminuito e messo in disparte, dall’importanza del ruolo maschile come generatore di vita.
Tutte le sacre scritture sono costellate da profondi accorgimenti che vedono gli uomini, come fondatori di popoli e le donne come aspetti o personaggi di contorno o secondari (vedi origine del popolo di Israele e di quello Arabo).
Il ventre come emblema nel suo profondo significato del simbolismo onirico, non si riprenderà più, nemmeno nelle epoche attuali il ventre viene associato a qualcosa appartenente alla vita ma esclusivamente alla sessualità ed al peccato.
Anche per quanto riguarda la sfera fisica i significati cambiano, il ventre della Vergine Maria viene infatti vissuto come un valore, mentre la purezza fisica delle antiche divinità femminili veniva interpretata come autorità della donna di decidere per sé stessa del proprio destino, indipendentemente dagli squilibri sociali che la contornovano.
Estrapolare così prepotentemente una figura religiosa come quella della Vergine Maria (che ha l’opportunità di ottenere un figlio senza conoscere l’uomo), dal contesto reale e naturale del Mondo femminile, fatto di carne, dolore, sangue e concepimento è ad ogni modo avvilente per ogni donna, proprio perché non potrà mai immedesimarsi o identificarsi attraverso questa importantissima figura e pertanto, uscirà dalla propria introspezione in maniera poco o per nulla rafforzata.